Tra il dire e il fare c’è… la terra. Ma la terra è bassa
Il lavoro della terra viene spesso idealizzato. Complice anche la crisi generale, che gli impone di rappresentare una speranza di riscatto e sostentamento.
A proposito di agricoltura biologica, sana, trasparente, senza finzioni né veleni. Di metodi di coltivazione ecosostenibili, organici, rigenerativi, che rispettano la salute dell’uomo e dell‘ambiente. Di aziende agricole che si preoccupano non solo di coltivare sano e con metodi ecologici, ma di presidiare un territorio; che hanno a cuore non solo il proprio prodotto, ma tutto l’ecosistema; non solo il presente, ma anche le generazioni future.
Di vecchi agricoltori che non mollano e di nuove generazioni che scommettono, con e senza certificazione bio (perché il discrimine non sempre passa da lì). Di fattorie, cascine e realtà virtuose tanto quanto invisibili, perché ancora tutte da scoprire e valorizzare (la promozione online delle aziende agricole ha ancora tanto margine di miglioramento: il mio progetto è nato apposta). Di persone che hanno a cuore il proprio territorio e lo custodiscono, di contadini ostinati, di scelte eroiche, ma anche di compromessi, tentativi ed errori.
Qui è anche dove raccolgo pareri e interviste dando voce ai produttori, per capire il cibo dal punto di vista di chi lo coltiva e per stimolare il confronto su questioni spinose come pesticidi, sementi, etichette, prezzi, marchi. Per fare rete tra le idee e le persone, e mettere in dialogo scelte e pareri anche molto diversi tra loro.
Qui la grande distribuzione e le grandi lobby dell‘agroindustria restano fuori. L’amore è dichiarato ed è verso le piccole filiere, la scala locale, la vendita direttamente dal produttore al consumatore suo cliente ideale, sensibile e curioso. Se c’è un rivenditore di mezzo, non è un tassello che allunga la filiera, ma un segugio e ambasciatore appassionato di realtà virtuose, che distribuisce alla propria comunità.
Il lavoro della terra viene spesso idealizzato. Complice anche la crisi generale, che gli impone di rappresentare una speranza di riscatto e sostentamento.