Pesticidi: cosa sono e perché fanno (molto) male
Pesticidi: perché no? Perché c’è una tossicità diretta e una indiretta, nel medio e nel lungo periodo. Perché sono esposti i consumatori, ma anche gli agricoltori.
A proposito di agricoltura biologica, sana, trasparente, senza finzioni né veleni. Di metodi di coltivazione ecosostenibili, organici, rigenerativi, che rispettano la salute dell’uomo e dell‘ambiente. Di aziende agricole che si preoccupano non solo di coltivare sano e con metodi ecologici, ma di presidiare un territorio; che hanno a cuore non solo il proprio prodotto, ma tutto l’ecosistema; non solo il presente, ma anche le generazioni future.
Di vecchi agricoltori che non mollano e di nuove generazioni che scommettono, con e senza certificazione bio (perché il discrimine non sempre passa da lì). Di fattorie, cascine e realtà virtuose tanto quanto invisibili, perché ancora tutte da scoprire e valorizzare (la promozione online delle aziende agricole ha ancora tanto margine di miglioramento: il mio progetto è nato apposta). Di persone che hanno a cuore il proprio territorio e lo custodiscono, di contadini ostinati, di scelte eroiche, ma anche di compromessi, tentativi ed errori.
Qui è anche dove raccolgo pareri e interviste dando voce ai produttori, per capire il cibo dal punto di vista di chi lo coltiva e per stimolare il confronto su questioni spinose come pesticidi, sementi, etichette, prezzi, marchi. Per fare rete tra le idee e le persone, e mettere in dialogo scelte e pareri anche molto diversi tra loro.
Qui la grande distribuzione e le grandi lobby dell‘agroindustria restano fuori. L’amore è dichiarato ed è verso le piccole filiere, la scala locale, la vendita direttamente dal produttore al consumatore suo cliente ideale, sensibile e curioso. Se c’è un rivenditore di mezzo, non è un tassello che allunga la filiera, ma un segugio e ambasciatore appassionato di realtà virtuose, che distribuisce alla propria comunità.
Pesticidi: perché no? Perché c’è una tossicità diretta e una indiretta, nel medio e nel lungo periodo. Perché sono esposti i consumatori, ma anche gli agricoltori.
Il lavoro della terra viene spesso idealizzato. Complice anche la crisi generale, che gli impone di rappresentare una speranza di riscatto e sostentamento.