Le tre C: chi coltiva, chi compra e chi chiacchiera – A Caratta parte 2

Se dicessi che era un convegno su “agricoltura altra e consumo critico”, non renderebbe l’idea. In realtà ci siamo trovati a Caratta, il luogo era speciale, i contributi serrati, l’afflusso sorprendente. Ed è stato un incontro bellissimo.

Sabato 25 giugno, Locanda dei Melograni, Caratta di Gossolengo PC. Tavola rotonda sull’ecoagricoltura e il consumo critico. Leggi qui la prima parte, con gli interventi dei contadini e delle aziende che hanno partecipato all’incontro: Ci siamo trovati a Caratta ed è stato bellissimo.

Il buffet era all’altezza. Bevuto il caffè, si può risalire. Rispetto alla mattinata, rImane circa la metà dei presenti.

La seconda parte della giornata è dedicata all’organizzazione delle filiere di acquisto, con l’esperienza dei gruppi solidali e un caso esemplare di “piccola distribuzione organizzata”, e al ruolo dei comunicatori che si occupano di promuovere le aziende agricole in rete, offrendo loro l’infrastruttura tecnologica e le competenze necessarie per farsi conoscere sul web.

In questa fase emerge quali sono le alleanze necessarie per le aziende agricole: quella con i consumatori, senza i quali non si vende e dunque non si sta in piedi; e quella con i comunicatori, chiamati a facilitare quel passaparola (reale e virtuale) che è alla base di ogni sana relazione di vendita.

Con un accesso di debole copywriting, mi verrebbe da chiamarle le tre C: chi coltiva, chi compra, chi comunica.

Fuori programma

Poco prima di riprendere con il programma ufficiale, chiede di prendere la parola Daniele Sogni, un bel personaggio che emerge dal pubblico e si mette lì davanti a tutti, iniziando a parlare con voce scandita e vigorosa intenzione:

«Ho qualcosa da dirvi. Parlo dal mio punto di vista, che è quello di guida ambientale escursionistica, che vede tanta gente, tanti turisti, che mi fanno tutti circa le stesse domande: Dove compro il vino? Dove compro i salumi? Chi lavora in modo naturale qui intorno? Esiste un potenziale, che mette insieme tutto, nel rispetto di tutti: si chiama turismo ed è come un fil rouge che attraversa tutte le realtà e le lega in una stessa maglia.

«In ottica turistica persino la concorrenza è un falso problema, perché tutto concorre alla valorizzazione del territorio e all’afflusso verso di esso. Ci sono tanti esempi che ci bagnano il naso in questo senso, che hanno fatto delle loro eccellenze, dei loro luoghi e delle strutture ricettive una rete felice di valore, dalla forza attrattiva straordinaria». E cita dal Val di Taro, percepita oggi come la patria indiscussa del fungo; merito non tanto dei funghi, che anche noi abbiamo ottimi, ma di chi ha saputo valorizzarli e unire le forze in una direzione comune.

Daniele Sogni, guida ambientale escursionistica, propone di abbinare la sua specialità (guidare i gruppi per giri appenninici) con le specialità produttive locali. Qui: incontro ravvicinato con vacca al pascolo.
Daniele Sogni, guida ambientale escursionistica, propone di abbinare la sua specialità (guidare i gruppi per giri appenninici) con le specialità produttive locali. Qui: incontro ravvicinato con vacca al pascolo.

Questo il discorso, grossomodo (vado a memoria), un tot più lungo e fatto meglio di come lo sto sintetizzando io. Mi è piaciuto assai, oltre al fatto che mi sono riconosciuta nel ruolo di influencer (cioè quella a cui la gente chiede dove comprare la roba), nonché di pellegrina (si è citata la Via degli Abati, variante montana della Francigena, che collega Pavia-Bobbio-Groppallo-Pontremoli).

A proposito di Via degli Abati, Daniele lamenta che lungo il percorso manchi una variante ‘pellegrina’ dell’offerta ricettiva, cioè in sostanza la possibilità di un alloggio e un menu semplici ed economici, che non coincidano con quelli pensati per i villeggianti o i turisti della domenica (è chiaro che le esigenze sono diverse). Chi cammina ha bisogno di una branda e un bagno pulito, magari in comune, e la sera gli basta un pasto sostanzioso ma non troppo pesante. Si pensi al cammino di Santiago, dove la rete dei rifugi è fittissima, il pernottamento è fermo da anni a 5 euro e qualsiasi tavola calda garantisce un “menu del día” ai pellegrini muniti di credenziale. Qualcuno vuole rispondere?

Poi Daniele è scappato, ma io lo inseguirò, vuoi per qualche simpatica escursione appenninica, vuoi perché intorno alla sua figura ruotano leggende che mi hanno molto incuriosito.

MAG – Filippo di Nicolò

Assente, Filippo ci avrebbe parlato dell’esperienza del MAG (Mercato Agricolo del Gusto) di Alseno PC: dieci aziende riunite per «condividere un percorso basato su qualità e contenimento dei prezzi». In attesa di conoscerli, rimando alla loro pagina FB.

Des Tacum

Adesso si parte! è la traduzione dal piacentino di “Des tacùm”, spesso interpretato come latino, mentre è un gioco di parole intorno all’acronimo Des, cioè Distretto di Economia Solidale: una rete di soggetti che a vario titolo concorrono a potenziare l’economia specifica di un territorio e le sue relazioni, in un’ottica di cooperazione e beneficio reciproco.

Inizia il discorso Samuele Bertoncini, anima organizzativa di tante esperienze nel piacentino che fanno capo all’economia solidale e di gruppo. Che tradotto significa: acquisti collettivi a filiera corta, che valorizzino la conoscenza diretta dei produttori (accuratamente selezionati), per abbattere i costi di intermediazione e guadagnare in qualità. Per la verità il desiderio è più ambizioso ed è anche quello di fare massa critica, presentandosi ai fornitori con una capacità di acquisto consistente e regolare, al punto di riuscire a sostenerli, quando non a tenerli in vita e sovvertirne le sorti in caso di crisi (cita il caso di Massimo Nicolini, produttore di carne e di vino, che stava per chiudere la stalla e poi si è rimesso in piedi grazie ai gas).

Dai racconti di Samuele si capisce quanto ogni passaggio, in questa storia di acquisti collettivi, sia stato conquistato e anche un po’ sofferto, lungo un percorso a tratti accidentato e quasi mai in discesa. Nel mondo solidale si sa, vince chi si tira su le maniche e invece di parlare, fa; mentre gregari e criticoni, al grido di Armiamoci e partite!, sono sempre in agguato (parafrasi mia).

Si capisce che Samuele è armato di ideali, ma anche di esperienza e avvedutezza logistica – che credo sia poi il nocciolo della questione. La gente vuole essere comoda e viene da decenni in cui fa la spesa tutta in un posto solo, riempiendo un carrello in base ai 3 x 2, senza farsi troppe domande su provenienza, qualità e metodo di produzione. Solo adesso le cose stanno iniziando a cambiare. Tutte le volte che vogliamo proporre un metodo alternativo, queste sono abitudini e (legittime) praticità con cui bisogna fare i conti. Si tratta dunque di sostituire alla GDO (grande distribuzione organizzata) una forma intelligente di PDO (piccola distribuzione organizzata).

Oggi Des Tacum è un e-commerce, che prevede la consegna di cassette a domicilio, e una bottega aperta al pubblico. I prodotti ortofrutticoli sono tutti certificati bio.
Il banco dello spaccio Des Tacum a Piacenza, in via Croce Rossa 3 (zona San Lazzaro).
13151878_542045982640491_5358994786423898162_n
Cassettine pronte per la consegna.

Poi la parola passa a Lucia Zanoli, presidente del gruppo di acquisto solidale Gass’Osa di Piacenza. Ci spiega il punto di vista del consumatore ‘convertito’, che ha abolito quasi del tutto il supermercato (tranne che per la carta igienica [e qui sentiamoci, perché ho qualche suggerimento] e ha imparato a organizzarsi secondo un calendario programmato, rinunciando agli acquisti compulsivi (non è poi così difficile e i benefici, assicura, superano gli sforzi). Si tratta anche di imparare a trarre, dall’utile, anche il dilettevole: per esempio ha raccontato di come quello che è stato il loro spazio di distribuzione settimanale per tanti anni – la Cascina della Magnana, alle porte della città – si sia rivelato un luogo ideale per trovarsi in pace, con un parcheggio comodo, e con la libertà di lasciar giocare i bambini tutt’intorno senza troppe preoccupazioni.

Lucia ci tiene anche a precisare che il prezzo pagato dai gasisti è, per scelta, quello stabilito dai produttori, senza alcuna negoziazione: se ti fidi di qualcuno e auspichi che la sua attività di impresa sia sostenibile, non c’è motivo per mettere in discussione l’onestà e il corretto calcolo del “prezzo giusto”.

Sono arci-d’accordo, motivo per cui, a maggior ragione, scegliere i produttori è una questione di fiducia.

Considerovalore.it

È arrivato il mio turno. Inutile dire che ero emozionatissima. Ho raccontato come è nata l’idea della mia guida-blog (così come a suo tempo ho spiegato qui: Come nasce Considerovalore e perché) e quale fosse il mio punto di partenza: quello di un consumatore ex milanese – ammetto, curioso e un po’ intollerante a certe dinamiche di consumo – che approda qui sui colli, scopre di essere circondato da produttori (non solo vitivinicoli, più noti, ma anche orticoli e altro) e si stupisce che questi non affiorino, non dico ai forestieri, ma il più delle volte nemmeno ai residenti.

Chiamo tutto questo patrimonio di invisibili: ‘sommerso buono’. Spiego come intendo la mia guida online, che ha per obiettivo non solo un’attività continua di mappatura, ma un metodo che metta in gioco le mie competenze editoriali. Il mio mestiere è complementare a quello di chi coltiva: non c’è niente di più immateriale della comunicazione e niente di più fisico della terra: eppure queste due risorse possono procedere in grande, grandissima sinergia.

ConsideroValore_a_Caratta


Devo averci messo un po’ l’anima, perché alla fine tornando al mio posto ho ricevuto tante calorose strette di mano, a mo’ di incoraggiamento e sostegno. E per la prima volta non mi sono sentita sola in questa avventura, che con fatica ho messo in piedi a mie spese (e con l’idea di farla diventare il mio lavoro).

Ciboprossimo

A parlare è Marco Garoffolo (che finalmente conosco di persona!), in rappresentanza di Ciboprossimo, progetto non-profit che ha per obiettivo la creazione di un (social) network di produttori e acquirenti basato su relazioni di fiducia e al contempo sulle connessioni online.

Dice Marco: esiste anche un territorio virtuale dove dovete, dobbiamo essere rappresentati. Questo mondo è sì virtuale (che apparentemente è il contrario di reale, dunque potrebbe richiamare inconsistenza), ma è vivo e brulicante, necessario, gode di una distribuzione diffusa e contiene opportunità enormi di facilitazione e di comunicazione.

Come incorporare il valore territoriale nelle maglie della rete? I nuovi media e il sapere tecnologico, messi al servizio dell’intelligenza e del nostro scopo (tessere fiducia tra tutti gli attori della filiera agroecologista), offrono soluzioni utili di cui possiamo approfittare per rendere il cibo ‘prossimo’, cioè vicino e non globalizzato, sempre più diffuso.

In questa rete anche le aree urbane vengono recuperate e rilegittimate come polo necessario (costituito da una densità di acquirenti, gruppi, enti e istituzioni) che deve entrare in relazione utile con i territori, i contadini, gli attivisti locali.

Ciboprossimo si offre come detonatore di contenuti, in un clima di disintermediazione dove tutti gli attori possano liberamente approfittare di un patrimonio di connessioni, reso disponibile da tutti i contributori e messo in rete. La stessa pagina FB della comunità conta ad oggi oltre 78mila persone: una platea molto ampia, difficile da raggiungere con le singole forze.

Trovate qui le slide del suo intervento, dal sottotitolo: Se conosci chi lo produce, mangialo. 

Lieto fine

Seguono le conclusioni di rito e la disponibilità della Fondazione a non tirarsi indietro e riprendere in settembre le fila del discorso.

Ho già raccontato tanto, dunque non mi dilungo oltre. L’unica cosa che mi sento di dire è che un appuntamento così bello dovrebbe esserci più spesso: non può essere estemporaneo, deve diventare il numero zero di una serie!

Grazie a chi l’ha voluto, organizzato e a chi ha partecipato. Per le future occasioni, che auspico, mi rendo disponibile a continuare a contribuire in ogni modo. Ad maiora!

Foto di copertina: dettaglio dell’orto-giardino dell’azienda di agricoltura naturale “Verde Lattuga” di Paolo Rossini a Mareto, PC. Foto © Laura Ghisoni.