Come è nato Considerovalore e perché

Da dove e verso dove

Quando nel 2010 mi sono ritrasferita a Piacenza – anzi nel piacentino, perché di città non ne volevo più sapere –, mancavo da 25 anni. E 25 anni a Milano, per chi da piccolo è cresciuto nella placenta* di una piccola provincia, sono tanti. Avevo soprattutto nostalgia di quiete, di piccola scala e di genuinità.

A poco a poco sono entrata in relazione con il tessuto produttivo locale, in particolare agricolo. Non che inizialmente mi fossi data una missione specifica, come è invece oggi. Semplicemente: mi capitava di conoscere spesso contadini e produttori, complici anche le mie esplorazioni a piedi; e tutto quello che avevano da raccontarmi mi appassionava moltissimo.

Un’altra spesa

Da buona cittadina metropolitana, capace di orientarmi al massimo dentro i superstore (anzi i discount) e nei rispettivi parcheggi sotterranei, ero una specie di aliena rispetto a natura, cicli stagionali, coltura degli ortaggi. E tutto questo benché fossi appassionata da anni di alimentazione e cucina naturale, fanatica di prodotti biologici, di verdura di stagione e di ‘cibo sano’; ma più in teoria che in pratica.

Ho colto la palla al balzo. Ho cominciato a fare la spesa e a comprare il vino direttamente dai produttori, sempre di più e ogni volta che potevo. Non che me lo fossi imposto: semplicemente, rispetto al supermercato non c’era gara. Ho iniziato a individuarli, a selezionarli (non sono tutti uguali), a capire da loro come e cosa comprare, e quando farlo. Ho iniziato a poco a poco a qualificare l’acquisto con l’ascolto.

Trebbiola-Bassano
Pacciamatura in paglia in val Trebbia (PC) – Az. Agricola Trebbiola

Nella mia testa ho via via mappato il territorio in modo da localizzare più aziende agricole possibili, apprezzarne le specificità, conoscere i loro avamposti e orari di vendita. E ogni qual volta passassi in una certa zona, trovavo sempre modo di intercettarne qualcuna. Magari solo allungando di qualche chilometro il percorso, per di più su una bella strada. Uno sforzo minimo a fronte di un beneficio enorme.

L’essenziale è invisibile agli occhi

Mi sono accorta che i produttori agricoli che abbiamo intorno sono davvero tanti, più di quanto immaginiamo. Solo che non affiorano facilmente agli occhi di chi li cerca (dal vivo e in internet), né tantomeno di chi, non sapendo che esistono, non li cerca affatto :-/

Vale per tutti i territori, e paradossalmente anche per le grandi città, che su certe cose dimostrano spesso una sensibilità accentuata e anticipata. In quel caso magari i produttori non sono proprio intorno (anche se non è sempre così, vedi il caso insospettabile di Milano); in compenso è facile che i mercati contadini siano già capillarmente diffusi, ben organizzati, e che funzionino molto bene. E anche la rete dei Gas è spesso molto evoluta e vanta già una storia pluriennale. Oltre alla moltitudine di servizi di consegna cassette, che su cui ho scritto persino un e-book.

In questo insieme, ampia è la quota di aziende biologiche o in conversione al biologico; o che a poco a poco si stanno attrezzando per ridurre il più possibile il ricorso alla chimica di sintesi o per servirsene con discrezione e in modo intelligente.

Un patrimonio da mappare

La difficoltà che più comunemente si percepisce è quella della complicazione logistica. In realtà i produttori, è vero, sono spesso chini nei campi a lavorare, ma non sono eremiti: si muovono sul territorio, fanno diversi mercati, hanno spacci in azienda o presso il campo, qualche volta consegnano persino a domicilio, si organizzano tra di loro per vendere i reciproci prodotti e facilitare così loro e noi. Se anche così non è sufficiente, molti di loro aderiscono a servizi di e-commerce a filiera ridotta, che si incaricano della distribuzione.

Siamo letteralmente circondati di produttori agricoli biologici o di mercati contadini, ma spesso non lo sappiamo.

Ma il problema non è tanto quello di recarsi presso di loro, quanto quello di poterli visualizzare, conoscere, scegliere in base alle proprie esigenze, ai propri orari e ai propri percorsi; di poterli captare nelle varie occasioni e opportunità di incontro e vendita che essi offrono. Questo perché la filiera corta è una cosa meravigliosa (leggi che cos’è la filiera corta), ma se non sai dove e come trovarla, praticarla diventa quasi un miraggio.

Un ponte di comunicazione

Appurato che c’è del sommerso buono e che questa miniera di valore merita di affiorare, il mio compito vuole essere quello di creare un ponte di comunicazione tra chi produce e chi compra, tra chi coltiva e chi ne gode:** due parti che hanno fortemente bisogno l’una dell’altra, per ripristinare l’originario rapporto di relazione e di reciprocità.

Placentia da placenta: mi consento il vezzo di una pseudo-etimologia, nel mio caso letteralmente calzante (di piacentino ho sia i natali, sia la madre e tutta l’ascendenza materna).

** Il termine ‘consumo’ non mi entusiasma, anche se giocoforza qualche volta lo utilizzerò. Godimento va già meglio.

Immagine di copertina: Questa foto a me piace moltissimo, e la devo a Mauro Accatino: un amico che se ne intende di computer e sistemi, dirige e canta e, come se non bastasse, ha l’occhio fotografico che potete vedere. PS. Eravamo a Fiorenzuola (PC) all’Agriturismo Battibue.

4 commenti

  1. ciao sono Maurizio e sono entusiasta di quello che ho letto. In te mi ci vedo per il mio entusiasmo e la passione nella ricerca della vera genuinità che mi accompagna da sempre.Non voglio dilungarmi nel presentarmi basta questo.. mi piacerebbe conoscerti per scambiarci le esperienze ecc.ecc.ecc. grazie tantissimo di cuore ciao.

    1. Grazie a te, Maurizio, di questo riscontro entusiasta. Mi fa piacere. Anche per me ‘genuinità’ è una parola chiave, il filo conduttore di una ricerca continua :-)

  2. Il tuo blog è fantastico! Hai intrapreso una missione meravigliosa, mostrare che con un minimo di impegno è possibile cambiare modo di fare la spesa e di nutrirsi, ottenendo grandi benefici per sé e per gli altri.
    Tornare alle origini, tornare alla natura e in contatto con essa, filiera corta, rispetto delle persone e dell’ambiente che ci ospita (sì, siamo ospiti temporanei, non siamo i padroni), sono concetti aurei, da incorniciare e onorare.

    Voglio dare spazio alla tua iniziativa sul mio blog, perché ritengo che meriti la massima diffusione, per lo stesso motivo per il quale tu dai visibilità ad aziende e produttori. È necessario farli conoscere, metterli in contatto con le persone e viceversa.
    Anche io ho fondato il blog effederico.net con l’obiettivo di far conoscere e diffondere stili di vita, abitudini, scelte, iniziative e qualsiasi altra alternativa più ecologica, rispettosa e sostenibile, in confronto alla vita frenetica e non-consapevole che la maggior parte di noi è abituata a condurre.

    «Rendere il mondo un posto migliore» sembra un’utopia, quando lo dici la gente non ti prende sul serio, pensa che non la riguardi, che non siano affari loro… In realtà, ognuno di noi possiede tutti gli strumenti necessari a rendere la propria vita migliore, anche se non tutti se ne rendono conto.
    Se l’ambiente, il pianeta in cui viviamo, è «malato», anche noi lo siamo… Perciò, dobbiamo migliorare la qualità della nostra vita, affinché migliori anche la qualità del pianeta sul quale viviamo (e viceversa!)

    Non sono necessari miracoli, bastano piccoli passi nella giusta direzione! ?
    Col tuo sito web, hai fatto un grande passo, motivando altre persone a seguirti. Complimenti!

    1. Ciao Federico! Che dire… C’è feeling! Lavoriamo nella stessa direzione :-)
      Il tuo commento mi rincuora. Ho letto qualche tuo articolo: bravo, scrivi bene e in modo molto chiaro. Dove vivi?

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