Chiarimenti ad uso degli appassionati di lingua italiana, e non solo.
Ammettiamolo: in un certo contesto, il vocabolario è ormai circoscritto a pochi termini che sono già parecchio inflazionati. Filiera corta, chilometro zero, consumo consapevole, economia solidale… eccetera.
È come se il linguaggio si fosse ‘assestato’ su una selezione piuttosto ristretta di termini e significati. Che magari, per carità, sono quelli giusti e calzano a pennello. Però qualche rischio c’è.
Il primo è quello dell’effetto calamita: una parola tira l’altra e, già che ne dici una, puoi sciorinare a cascata anche le altre, tanto sono tutte più o meno sinonimi.
L’altro rischio è che, intorno all’uso disinvolto di questi termini, si celi anche qualche piccolo fraintendimento. Per verificarlo non resta che prendersi la responsabilità di provare a fare un po’ di chiarezza, e invitarvi a confrontare le vostre interpretazioni con le mie.
Glossario
Filiera corta > Dicesi filiera corta… Forse conviene prima capire cos’è la filiera.
Filiera > Sottointeso: produttiva (in questo contesto la specificazione non è necessaria, ma non è l’unico significato).* È l’insieme di passaggi e transazioni che un bene o un servizio effettua prima di giungere all’utilizzatore finale che ne gode. In pratica, sono i ‘gradi di separazione’ che distanziano il produttore dall’acquirente. A differenza che nel noto film, è facile qui stupirsi del quantitativo elevato di passaggi che separano il primo grado dall’ultimo.
Esempio di filiera produttiva estesa: produzione – trasformazione – confezione e imballo – intermediazione – rivendita – acquisto. In questa serie, il lungo tratto che conduce dall’inizio alla fine, e che ospita a sua volta fasi intermedie come stoccaggio e trasporto, viene a volte sinteticamente definito come ‘distribuzione’. Nel settore agricolo la filiera è il percorso che la materia prima compie dal campo alla tavola.
Strettamente connesso al concetto di filiera c’è quello di
Tracciabilità e Rintracciabilità > La possibilità di identificare e tracciare di tutti i passaggi del processo produttivo, tra cui la provenienza. Per fare i pignoli, la tracciabilità è la possibilità di indagare da monte a valle, la rintracciabilità si riferisce al percorso inverso.
Filiera corta > Si verifica quando la filiera produttiva si contrae, riducendo i propri passaggi. Le variabili in gioco sono diverse. Può essere una riduzione:
- logistica, ossia di intermediazioni, quando il primo e l’ultimo anello della catena sono adiacenti o separati da pochi gradi; è il caso della vendita diretta da parte degli stessi produttori o attraverso i gas;
- geografica, di distanze, quando il percorso che il processo compie è corto in termini di chilometri: è il caso del chilometro zero;
- cronologica, di tempo, quando il lasso temporale tra la produzione e il godimento è contenuto; è una variabile in parte indipendente e arbitraria, in parte dipendente dalle prime due.
In tutti i casi la riduzione equivale a un risparmio e a un godimento maggiore. Quando le tre variabili descritte si combinano, allora si verifica una condizione ideale: si sta comprando direttamente, senza che il produttore veda eroso il proprio margine; lo si sta facendo in modo poco energivoro, ossia incidendo il meno possibile sull’impatto ambientale in termini di trasporto, imballo e stoccaggio; si sta godendo di un bene vicino alla qualità sua propria, nativa, non snaturata da condizioni di conservazione innaturali, rese obbligate dalla lunghezza dei tempi di distribuzione.
Quando un prodotto si conserva molto bene e molto a lungo, senza nessuna variazione o vitalità, noi consumatori siamo apparentemente più felici, ma non è detto che sia meglio. Questa condizione di conservabilità – la cosiddetta shelf life – è in parte intrinseca e in parte garantita, nei processi più industrializzati o cosiddetti di ‘fabbricazione’ del cibo (!), dall’aggiunta di additivi.
Chilometro zero > In questo caso la sottolineatura è sulla localizzazione geografica. Si selezionano prodotti la cui provenienza sia vicina, circostante, o comunque il meno lontana possibile (è uno ‘zero’ tendenziale e non letterale; forse un matematico direbbe un intorno…).
Filiera corta e chilometro zero non sono sinonimi
Si può avere un solo passaggio di intermediazione anche con un produttore che sta a una relativa distanza (chilometro non zero), per esempio quando un gas del Nord Italia acquista le arance direttamente da un agrumicoltore del Sud.
Oppure si può prediligere un prodotto locale, a chilometro zero, anche attraverso un meccanismo di grande distribuzione (a filiera lunga); in quest’ultimo caso diciamo che non c’è necessariamente la garanzia di un contatto diretto o corto con il produttore, anzi. Non mi ricordo da quale libro, credo di Francesco Gesualdi, mi sono appuntata questa frase:
Un prodotto coltivato in Sicilia può percorrere varie volte l’Italia e passare 5 o 10 volte da un distributore all’altro prima di approdare a scaffale in Sicilia.
Chilometro vero: la filiera ‘certa’
Da qualche tempo, si è introdotto il termine che segue:
Chilometro vero > Indica la piena identificabilità e riconoscibilità della provenienza di un prodotto. Identificabilità cui non si risale decodificando un numero di lotto, ma in virtù di una conoscenza personale o di una referenza diretta. In altri termini: si verifica quando si sceglie di comprare a distanza, ma sapendo bene perché e da chi, senza intermediazioni, né passaggi ulteriori. Un grado di separazione al massimo, attraverso una relazione di fiducia.
Esempio: mi fido di te, perché ti conosco e so valutarti (conoscenza diretta); oppure: mi fido di lui, che si fida di te (un grado di separazione), perché ti conosce e sa valutarti.
Un’ultima annotazione: diffidate quando tutti questi termini sono usati in modo molto esibito o hanno un’alta densità di ricorrenza. Di solito, chi li strilla molto li pratica poco. E ultimamente il marketing e la pubblicità se ne stanno appropriando.
Per scrivere questo articolo nessun lemma o voce di Wikipedia sono stati defraudati o scippati.
* Se sei curioso leggi sul vocabolario Treccani le altre 6 accezioni del termine ‘filiera’.
Da un capitolato di gara mi viene richiesto filiera corta. Devo acquistare la merce ed ho chiesto al fornitore di derrate generali carne pesce pasta biscotti ecc di inviarmi le schede tecniche ma da queste non evince che sono di filiera corta come posso dimostrarlo, deve essere il fornitore generale che mi fa una dichiarazione a corredo delle schede tecniche che sono prodotti di filiera corta? Io do per scontato che avendogliminviato il capitolato la scheda che mi fornisce sia prodotto di filiera corta, ma lo stesso mi chiede cosa intendo per filiera corta. Mi sembra una domanda impropria perché lui deve fornirmi quello che le chiedo avendogli inviato il capitolato. Mi sapete dire se acquistando dalla grande distribuzione e questa acquista dalla ditta produttrice si intende filiera corta?
Salve Rossella, non riesco ad aiutarla, mi spiace, sia perché non mi occupo di approvvigionamenti dalla gdo, sia perché eventualmente dovrei capire meglio il contesto della domanda. L’articolo che ho scritto chiarisce i concetti e i termini in italiano; non saprei come queste espressioni vengono decodificate quando c’è di mezzo un regolamento o un capitolato di gara.
Difficile comprare dalla gdo prodotti a filiera corta. È un non senso. La grande distribuzione è la madre della filiera lunga. Si approviggionano solo da grandi aziende, che a loro volta comprano e rivendono, attraverso intermediari e commercianti. La grande distribuzione ha creato la filiera lunga.
Filiera corta, è procurarsi i prodotti dai produttori o da consorzi di produttori…