Meleti, albicocchi, ghiacciai. Il campanile sommerso che svetta dalle acque smeraldo del Lago di Resia. Pinot nero e Riesling. Eccoci trasportati in Val Venosta: là dove nasce l’Adige, a nord-ovest di Bolzano. E là dove, complice un microclima favorevole e il soffio costante della tramontana, sono garantiti 320 giorni di sole all’anno. Un Eden dove la frutta matura divinamente.
La Val Venosta è caratterizzata dalla coltivazione intensiva delle mele, orientata alla massima produttività. Su un territorio esteso circa quanto la provincia di Milano, di cui solo un terzo destinato a coltivi, insistono dai 12 ai 15 milioni di meli, a seconda delle fonti. Non di mele, di meli.
Un patrimonio che ha senz’altro arricchito l’economia, ma d’altro canto ha impoverito il territorio, anche solo a occhio nudo. Innanzitutto semplificandone il paesaggio agrario che, da ricco, è diventato monotono, costretto a rinunciare alla varietà e specificità degli habitat originari e a tante specie vegetali e animali autoctone (inclusi animali che fungono da competitori naturali per altri organismi nocivi).
Malles è un comune della Val Venosta, il terzo comune più esteso dell’Alto Adige, dopo Sarentino e Senales. Ma dal 15 luglio 2015, in merito all’abolizione dei pesticidi, è il primo in Europa.
Il Comune ha finalmente dato attuazione al referendum che a settembre ha votato contro l’utilizzo sul proprio territorio di «sostanze altamente tossiche, prodotti sintetici e diserbanti chimici dannosi per la salute e per l’ambiente», ammettendo per contro l’uso di «prodotti fitosanitari biodegradabili». In pratica, si impone a tutto il comparto agricolo la conversione al biologico o quantomeno a metodi che rispettino disciplinari ecologici ed ecotossicologici più severi.
Bello anche il prologo al quesito referendario: «Il Comune di Malles ha come obiettivi specifici la tutela della salute dei suoi cittadini e ospiti, la conservazione della sostenibilità della natura e delle acque, così come la possibilità che le diverse forme di economia possono coesistere sul suo territorio in modo equo e rispettoso».
Chapeau a Johannes Fragner-Unterpertinger, promotore dell’iniziativa popolare e portavoce del Comitato “Malles, Comune libero da pesticidi”; non a caso insignito da una fondazione bolzanina di un premio per il coraggio civile e la responsabilità sociale, «per l’impegno dimostrato nei confronti dell’importanza del bene comune in tempi di crisi economica» (pare che le due cose siano ancora compatibili).
Johannes Fragner, un farmacista. Strano vero? (Parlo in particolare a me stessa e ai miei pregiudizî verso il comparto). Eppure a sostenere la sua battaglia non è stata una ciurma di indisciplinati anarchici no-global, ma un gruppo di medici, veterinari, dentisti, biologici e farmacisti del distretto. Tutti professionisti della salute. Che, evidentemente, è il tema principale implicato.
Dopo mesi di mobilitazione – costellati di minacce, danni e diffamazioni contro il promotore e la sua famiglia – il referendum era stato finalmente indetto. Con qualche particolare “laterale” che denota intelligenza amministrativa #nonconforme:
- sono stati chiamati ad esprimersi i cittadini a partire dai 16 anni di età (bella scelta)
- si è votato non il tempo di un giorno o di un week-end: c’erano ben 2 settimane per esprimere la preferenza
- il plico con la preferenza, in busta chiusa, era consegnabile a mano o per posta.
[Nella prossima vita fatemi rinascere in una regione a statuto speciale].
Per rivivere quel momento, attraversiamo un bel racconto di Riccardo Dello Sbarba, blogger, che inizia così:
È la sera di martedì 19 agosto, sono a Malles, alla vigilia di un referendum che somiglia a una rivoluzione. È l’assemblea conclusiva della campagna e la Casa della Cultura è strapiena.
Esito: favorevoli all’abolizione 2.377 su 3160, il 75%. Ma la battaglia non è finita. A gennaio ancora il Comune tergiversa e non raggiunge la maggioranza per validare l’esito referendario, complici astensioni e assenze, e nonostante il sostegno del sindaco, Ulrich Veith.
Finalmente, il 16 luglio 2015, la maggioranza dei due terzi viene raggiunta e la modifica allo Statuto è votata. Che la nuova vita, e l’emulazione, abbiano inizio.
Ci auguriamo che questa buona notizia – che annoveriamo tra le goodnews degne di tutta l’attenzione, la stima e la solidarietà umana possibili – si faccia largo nel mainstream dell’accaldata informazione estiva, tra cronaca rosa, nera e pillole di meteorologia.
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Due osservazioni in coda.
Un dubbio. Non ci eravamo espressi anche noi “italiani”, a livello nazionale, nel 1990, con un referendum sull’abrogazione dei fitofarmaci in agricoltura? Forse ricordo male, non ero ancora maggiorenne.
Per chi voglia capire qualcosa di più sui pesticidi, abbiamo immaginato che si possa partire da qui.
Dulcis in fondo. Grazie a Punto.Ponte per il solito impagabile lavoro: piedi in Valtellina, sguardo intelligente a tutto il mondo.
Immagine in evidenza: Lago di Resia – Campanile di Curon, Val Venosta, foto di © Davide Bedin.
«Un dubbio. Non ci eravamo espressi anche noi “italiani”, a livello nazionale, nel 1990, con un referendum sull’abrogazione dei fitofarmaci in agricoltura? Forse ricordo male, non ero ancora maggiorenne.»
(Buon per te!)
Il quesito aveva ricevuto la pressoche’ totale adesione dei votanti, ma il numero degli stessi non aveva raggiunto il famigerato “quorum”: da capirsi quanto per stoltaggine, quanto per calcolo, la questione PESTICIDI venne accoppiata a quella della CACCIA, cioe’ l’abrogazione del DIRITTO dei cacciatori – unici fra tutti gli estranei (gitanti, fotoamatori, birdwatchers, …) – a poter entrare nei terreni privati senza il previo consenso dei proprietari (art. 842 del codice civile, residuo dell’era fascista, quando si caldeggiava un ‘popolo in armi’).
Cosi’, i cacciatori – che avrebbero potuto essere ottimi alleati (inquantoche’ era palese anche per loro che la cacciagione fosse scomparsa ben piu’ a causa dei pesticidi che dei pallini) – presidiarono i seggi in autentico stile mafioso.
P.S.: Sovente si legge che «e’ diminuito il consumo di fitofarmaci»; peccato che non si aggiunga che quelli odierni sono ben piu’ micidiali. Come dire: «Abbiamo eliminato il tritolo, decimato le scorte di dinamite; in compenso ci siamo solo procurati un paio di atomiche per eventuali emergenze…»
Ciao Marco, grazie della chiosa. Ormai, se ho dei dubbi tra “per stoltaggine” o “per calcolo”, mi risolvo quasi sempre a credere che sia per calcolo (di pochi, contro i più, cui – come me – questa associazione sarà sembrata sensata, per congruità ambientalistica).
Vero, “diminuito” è un termine relativo. Così come “aumentato” (es.: il trend del bio…). Impareremo a fare i distinguo che servono, spero. In compenso, a proposito dei pesticidi, ho letto che in Francia è uscita una sentenza…