Mangiare sano: il rapporto tra intolleranze alimentari e microbiota intestinale

In questo articolo la dottoressa Maria Stella Cacciola, biologa nutrizionista esperta in intolleranze alimentari e nutrigenetica (la scienza che consente di elaborare una dieta personalizzata in base al proprio dna), ci spiega il punto di vista della biologia sul mangiare sano. Non c’è dubbio: il grande responsabile della salute è il microbiota intestinale.

Seguo Maria Stella da tempo sul web e le riconosco una grande serietà, chiarezza e generosità divulgativa. Consulto spesso le sue news, che affrontano temi specifici dando informazioni precise, affidabili e utili – a differenza di ciò che il più delle volte circola sul web, mediamente intriso di approssimazione, faciloneria e sindrome da inoltro compulsivo.

Oggi la interpello sul rapporto tra alimentazione e salute e tra metabolismo, sistema immunitario e intestino. Troppi di noi soffrono, nel migliore dei casi, di intolleranze alimentari, nel peggiore di malattie metaboliche e autoimmuni, peraltro difficilmente curabili con le terapie tradizionali. Orientarsi diventa fondamentale. Per molte patologie, l’assunzione del giusto cibo può rappresentare una valida medicina o per lo meno un supporto di comprovata efficacia.

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Una vignetta umoristica che circola da tempo sul web: la parodia di un miracolo che oggi sarebbe (forse) impossibile.

Maria Stella, oggi occuparsi di cucina e alimentazione, ma anche semplicemente formulare un invito a cena si è fatto molto più complicato, se non altro per il fenomeno delle intolleranze alimentari, che si è diffuso in modo dilagante. Cosa dice la biologia?

Quello che dici è assolutamente vero. Sono ormai dieci anni che mi occupo di intolleranze alimentari e mai come adesso se ne parla ovunque. Tutti hanno un’opinione in merito o ti consigliano quali alimenti o gruppi alimentari eliminare, e anche quali integratori assumere per neutralizzarne gli effetti dannosi.

Dieci anni fa, quando iniziai, erano davvero pochi i nutrizionisti che si occupavano di queste problematiche, considerate dalla maggior parte di loro delle “assurdità”. La verità è che non si credeva affatto che l’alimentazione potesse influire sulla salute e contribuire allo sviluppo e alla progressione di patologie anche importanti.

È proprio questo il punto che è cambiato. Oggi, alla luce di studi e osservazioni fatte da medici e biologi, si è convinti che l’alimentazione e l’ambiente influenzano la nostra esistenza in modo molto chiaro, modificando i nostri geni a tal punto da rendere ereditabile la modificazione genetica (la cosiddetta epigenetica, che studia le modifiche apportate al dna dall’alimentazione e dall’ambiente).

Dobbiamo tutto alla scansione del dna, che non solo ci ha dato l’importante possibilità di sapere se siamo portatori di patologie rare a carattere genetico, ma ha permesso all’alimentazione di riprendersi quel ruolo che i filosofi dell’antichità conoscevano bene quando dicevano “Siamo quello che mangiamo”, e che era stato messo da parte e dimenticato.

Te la senti di farci il punto della situazione, da addetta ai lavori ed esperta? A proposito delle intolleranze, sta circolando una fobia collettiva, ad alto potere di contagio, o è tutto seriamente vero e verificabile?

Da ciò che ho detto prima si evince con chiarezza che quello delle intolleranze non è un mito, né una follia collettiva. Dovremmo innanzitutto cominciare a credere che mangiare meglio può renderci più sani, più belli e persino più intelligenti.

Cosa vuol dire mangiare sano? il concetto di sano non è generico, ma soggettivo e personalizzabile. Shanghai non è Catania.

La domanda a questo punto è: Cosa vuol dire mangiare sano? Il concetto di sano non è generico, ma assolutamente soggettivo e personalizzabile.

Intendo dire che un cibo sano a Shangai non è detto che lo sarà a Catania, così come un cibo sano per una persona appartenente a una comunità altoatesina non lo sarà sicuramente anche per uno che appartiene alle comunità delle isole eolie. Ma di questo riparleremo dopo aver chiarito alcuni princìpi.

Cosa ha determinato questa incidenza? Quanto incide il nostro stile di vita e il nostro complesso sistema alimentare?

È molto più vero che sia cambiato il cibo piuttosto che noi. Noi siamo “antichi”. Siamo uguali sin dalla creazione o potremmo anche dire che non ci siamo evoluti molto dalla scimmia… Infatti i nostri geni sono immutati per il 99% da 10mila anni, mentre i cibi e l’ambiente no.

Alcuni dicono che la nascita dell’agricoltura è il colpevole che stiamo cercando. Io credo che in questa affermazione ci sia un fondo di vero, ma è anche vero che fin quando l’agricoltura ha utilizzato metodi e tecniche semplici e naturali, ha garantito cibo agli uomini e non ha provocato grandi disastri.

È l’avvento dell’era industriale ad apportare grandi spinte a tutti i settori, compresa l’agricoltura, con l’invenzione delle varie macchine che prima avevano il compito di alleggerire il lavoro dell’uomo e in seguito sono subentrate rendendolo superfluo, quando non addirittura inutile. È da questo momento che il cibo cambia, in rapporto alle aumentate richieste e all’introduzione di tecnologia meccanica prima e chimica poi.

Oggi il processo di cambiamento ha avuto un’ulteriore spinta dalla globalizzazione, che ha fatto sì che un cibo possa essere prodotto in modalità pressoché identiche in qualsiasi continente della terra. Noi oggi consumiamo in Italia, così come in Giappone o negli Stati Uniti, pasta prodotta con lo stesso grano creso che, essendo frutto di una modifica genetica, non appartiene a nessun territorio.

Ma per capire meglio come e perché gli alimenti influiscono direttamente sulla nostra salute, è necessario prima parlare di un ‘personaggio’ molto importante, al quale dobbiamo in qualche modo la vita, anche perché è responsabile del 70% delle nostre capacità di essere immuni alle malattie: il microbiota.

Cos’è il microbiota?

Recenti studi hanno dimostrato che l’apparato gastrointestinale, che rappresenta una delle principali vie di comunicazione con l’ambiente esterno, è popolato da migliaia di microrganismi che formano il microbiota intestinale.

Questo è costituito da 500 o 600 specie diverse di batteri, fra i quali ci sono anche alcuni potenziali patogeni; ma ha una importanza fondamentale nella regolazione dell’assimilazione e nella scissione degli alimenti.

Il microbiota, assieme al sistema immunitario, interagisce a livello delle mucose per la corretta regolazione dell’assorbimento degli alimenti. Noi non siamo in grado di digerire la fibra e la lignina, ma lui sì, dandoci la possibilità di assorbire importanti micronutrienti sintetizzando le vitamine del gruppo B.

Se il microbiota è sano, è una comunità dove tutti batteri, le candide e gli altri microrganismi che lo compongono vivono in perfetta armonia, lavorando sinergicamente per il bene di tutti, e tutti per il bene nostro. Ma tutti questi alleati hanno un nemico insospettabile: l’essere umano, che con il cibo spazzatura, l’uso massivo di antibiotici e numerosi stimoli stressogeni ne provoca continuamente la distruzione, che inizialmente è parziale, almeno finché il microbiota riesce miracolosamente ad autoripararsi.

Nel tempo però la compromissione della sua composizione e quindi delle sue funzioni cresce, provocando importanti casi di dismicrobismo che si possono esprimere in modi differenti, comunque quasi sempre manifestandosi come colon irritabile.

Quindi il colon irritabile è la conseguenza di un dismicrobismo portato all’estremo e non basta affatto assumere probiotici, anche perché introdurremmo batteri senza la necessaria certezza che siano quelli giusti!

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Come sempre le soluzioni facili non esistono. Ma sapere che tanta parte di questa ‘soluzione’ è nelle nostre mani, nel progressivo affinamento della nostra consapevolezza e capacità di autoascolto, nel potere di alcune scelte (legate all’assunzione e, più a monte, alla produzione del cibo), potrebbe davvero costituire un passaggio rivoluzionario.

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Dott.ssa Maria Stella Cacciola 
Biologa nutrizionista esperta in intolleranze alimentari, nutrigenetica e fitointegrazione
Contatti: 333 9959391 cacciolamariastella@libero.it

Maria Stella è anche presidente dell’Associazione Faridea, che organizza percorsi di formazione, eventi e corsi legati ad alimentazione, nutrizione, fitoterapia, benessere. Gestisce il blog Nutriti e vivi bene e la pagina FB dell’Associazione Faridea.

Immagine di copertina: I come intolleranze, © Violaklis. Le arachidi, e più in generale la frutta secca, rappresentano un alimento cui molti di noi risultano intolleranti o quantomeno sensibili, quando non propriamente allergici. Nel corso di questi colloqui, cercheremo anche di capire bene le differenze tra questi gradi di ‘reazione’ che il nostro corpo può manifestare.

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