Come pulire e sbucciare le fave
Per prima cosa bisogna estrarle dai baccelli. Dopodiché vanno sbucciate, per eliminare la pellicina, che è piuttosto spessa: per farlo basta buttarle prima in acqua bollente, poi scolarle e raffreddarle sotto l’acqua fredda (in questo modo le manterrete belle verdi e faciliterete la sbucciatura), infine dal peduncolo tirare la pellicina con le dita o un coltellino. Se sono molto fresche, basta incidere la buccia con il dito e farle sgusciare fuori.
Entrambe le operazioni, estrazione dai baccelli e sbucciatura, richiedono un po' di tempo, ma possono essere fatte anche il giorno prima mentre si sta seduti sul divano a guardare qualsiasi cosa vi piaccia guardare dal divano: la televisione, le nuvole fuori dalla finestra, vostro figlio sul tappeto.
Per quanto riguarda il riutilizzo delle bucce di fave è una cosa che ho scoperto di recente e che trovo fantastica per quanto sono ricche e gustose.
In questo caso ho usato la crema di bucce di fave come fondo per le tagliatelle appena colate, ma è ottima anche da mangiare così sul pane o calda per una vellutata (in questo caso senza il limone).
Gomasio di mandorle
Confesso di fare molte cose a occhio e a palato, ma in generale il rapporto giusto per un buon gomasio è di 1:18, una parte di sale e 18 di mandorle (sesamo per il gomasio classico). Dunque per 90 g di mandorle, ne bastano 5 di sale, cioè un paio di pizzichi.
Fatene pure di più, così lo avete pronto per altre volte, conservandolo in un barattolo in dispensa e tirandolo fuori all’occorrenza.
Qui il mio gomasio era venuto un po’ troppo salato, quindi ho aggiunto al volo nel frullatore un po' di mandorle non pelate per correggere. Ebbene l’effetto è stato fantastico, sia visivo per il colore finale, che gustativo, perché quando ho frullato queste ultime le ho frullate un po’ meno e la grana più grossa dava un effetto molto piacevole al palato.
A proposito di pasta fresca
Il web abbonda di ricette di pasta fresca con o senza uova, io questa volta ho voluto provare questo mix di farine biologiche e acqua, e il risultato finale era ottimo. Le farine erano di grano duro, equamente divise tra semola e senatore cappelli integrale.
Il mio consiglio per la pasta fatta a mano? Il riposo tassativo di almeno mezz’ora dell’impasto avvolto in una pellicola o sacchetto che mantenga l’umidità. Questo dopo avere impastato molto energeticamente la farina con gli altri ingredienti, in questo caso solo acqua, olio e sale.
L’impasto fatto a mano è in verità un passaggio molto bello; certo bisogna avere il tempo di fare tutti gli step (impasto, riposo, stesura e taglio), ma godersi di tanto in tanto il movimento che regala impastare la pasta a mano è come lanciarsi in una piccola danza personale, una casalinga celebrazione della vita mentre si ondeggia spostando il peso del corpo fra polso e polso, fra anca e anca.
Un ultimo accorgimento: le tagliatelle sono davvero facili da fare, io ho steso l’impasto col mattarello prima di arrotolarlo su se stesso e tagliarlo col coltello, ma per eccesso di zelo l'ho steso fin troppo sottile, 2 millimetri circa; ebbene anche 4 mm sarebbe andato bene e in un quarto d’ora si sbriga il tutto, sapendo poi che la prossima volta che lo farete sarete naturalmente più veloci: le mani imparano prima della testa in questo genere di lavori!